La Lean Startup è morta? Forse, ma non in Italia
Steve Blank, imprenditore e founder di varie startup e ora docente alla Stanford University, ha pubblicato recentemente su HBR un articolo in cui mette in discussione, per la prima volta, la metodologia Lean Startup.
Questa metodologia parte dal presupposto che la maggior parte delle startup falliscono non tanto per problemi legati allo sviluppo del prodotto, quanto ad un disallineamento tra il prodotto stesso e i bisogni dei clienti. Secondo questa metodologia, il Business Plan – strumento largamente utilizzato in fase di lancio – non è lo strumento più idoneo per le startup in quanto si basa su assunzioni di lungo periodo, difficili da realizzare in un contesto fortemente dinamico come quello attuale. Altra considerazione e’ che le startup non sono versioni in scala minore di grandi aziende: mentre le aziende devono lavorare e focalizzarsi per far funzionare il proprio modello di business già esistente, le startup deve seguire un approccio nuovo, lavorare sull’apprendimento e sulla customer discovery, migliorando in modo continuo il proprio prodotto sulla base dei feedback dei propri clienti.
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E’ sulla base di queste intuizioni che Steve Blank costruisce una definizione rivoluzionaria di startup che porterà alla nascita della metodologia Lean. Questa definizione dice:
un’azienda in fase di startup è un organismo temporaneo, progettato per la ricerca di un modello di business ripetibile e scalabile.
Perché Steve Blank arriva ad ipotizzare la morte della metodologia Lean Startup?
Blank parte dal caso NewTV, la nuova piattaforma streaming ideata da Jeffrey Katzenberg, produttore hollywoodiano e cofondatore della DreamWorks, insieme a Steven Spielberg e David Geffen.
Per la sua azienda Katzenberg ha gia’ raccolto un miliardo di dollari. Il produttore ha dedicato l’ultimo anno proprio al fundraising per questo nuovo progetto, al quale hanno contribuito quasi tutti i big di Hollywood: 21st Century Fox, Mgm, Disney, Sony Pictures, NbcUniversal e altri e non solo. Tra i finanziatori figurano infatti anche Goldman Sachs, JP Morgan e la corporation cinese Alibaba.
L’offerta di NewTV e’ molto interessante: fornirà contenuti originali suddivisi in video (di fiction, reality eccetera) da fruire su dispositivi mobili dalla durata molto breve, non oltre i 10 minuti, indirizzati ad un pubblico fra i 25 e i 30 anni.
La novità consiste nel fatto che questa startup si basa su una serie di ipotesi, e non c’e’ nessuna intenzione da parte dei fondatori di testare queste assunzioni. Con meno di 10 dipendenti e quasi 2 miliardi di dollari in banca (750 milioni di dollari gia’ raccolti dalla casa madre WndrCo oltre al miliardo di cui si diceva in precedenza), Katzenberg prevede quindi di bypassare la metodologia Lean.
Dice Blank che questo approccio – in antitesi alla Lean Startup – potrebbe funzionare. Perché?
Perché la quantità di customer discovery e di product-market fit necessarie è inversamente proporzionale alla disponibilità di capitale di rischio.
Facciamo un po’ di excursus storico
La maggior parte dei giovani nati nei primi anni del millennio non possono ricordare il crollo delle dot-com del 2000. La bolla delle dot-com avvenne nell’arco dei cinque anni che va dall’agosto del 1995 (l’IPO di Netscape) a marzo 2000, periodo in cui ci fu una massiccia ondata di esperimenti digitali – l’ecommerce, l’intrattenimento online, i nascenti social media e altro ancora. Molto capitale di rischio era disponibile al tempo su vasta scala tramite quotazioni pubbliche. I prezzi delle quotazioni in borsa di aziende tech e i successivi prezzi di negoziazione furono totalmente disconnessi dai fatturati reali e dai profitti. Le startup raccoglievano fondi e lavoravano sulla base di business plan quinquennali espansivi. L’idea dominante nella Silicon Valley era che i vincitori fossero i first-movers, coloro che per primi entravano nei nuovi mercati. Il problema fu che questi first movers non conoscevano i problemi reali dei clienti e di conseguenza non potevano sviluppare prodotti che rispondessero a questi bisogni.
Poi un giorno questa bolla comincia a sgonfiarsi, le IPO non riscuotono più i successi degli anni precedenti, le startup bruciano liquidita’ e tutti i contratti in essere – di sviluppo, personale, pubbliche relazioni, pubblicità ecc. – risultano scoperti dai fondi.
La maggior parte delle startup nate nella bolla morivano così nella bolla stessa.
La nascita del Lean Startup
Successivamente a questi fallimenti, il capitale di rischio risultava scarsissimo. Gli investimenti da parte di angels, che erano inizialmente limitati, scomparvero e la maggior parte dei VC aziendali cessò ogni attività.
L’idea della Lean Startup nasce dalle macerie della bolla delle dot-com.
Con il capitale di rischio scarso e i mercati pubblici chiusi, le startup capiscono di avere urgente bisogno di una nuova metodologia per preservare il capitale e sopravvivere abbastanza a lungo da generare entrate e profitti. E per farlo dovevano essere sicure che il prodotto che stavano sviluppando era ciò che i clienti volevano e di cui avevano bisogno. Necessitavano di un processo che permettesse loro di cambiare presto lo sviluppo del prodotto quando il costo dei cambiamenti era ancora modesto – il famoso “pivot“.
Il risultato di questo processo Lean fu che le startup ora disponevano di una metodologia che rendeva più rapida la ricerca dei clienti, riducevano il time-to-market e riducevano i costi di sviluppo.
La corsa contro il tempo
Ogni startup è una corsa contro il tempo. Deve trovare un prodotto adatto al mercato prima di finire i soldi. La metodologia Lean ha senso e continua ad avere senso laddove il capitale di rischio (VC, business angels, investitori) è scarso.
Blank nel suo ultimo articolo afferma che oggi (e naturalmente fa riferimento al mercato americano) non c’e’ piu scarsità di capitale di rischio e la struttura stessa di questo capitale è radicalmente diversa. C’e’ un’esplosione del seed funding (finanziamento delle startup early-stage) il che significa che decine di migliaia di aziende stanno ottenendo finanziamenti di cui hanno bisogno per crescere. I dispositivi mobile offrono una piattaforma per diversi miliardi di utenti. Questo comporta un’esplosione di opportunità per gli imprenditori digitali. E i fondi aziendali, i fondi sovrani e persino i fondi VC hanno un capitale di decine di miliardi di dollari – tutti alla ricerca del prossimo Tesla, Uber, Airbnb o Alibaba. E’ evidente che molti di loro sono disposti a scommettere qualche miliardo di dollari su qualcuno con un CV del calibro di Katzenberg.
In breve, dice Blank, la Lean era una risposta ad un problema specifico, quello che la maggior parte degli imprenditori ancora affronta e che riflettono la disponibilità di capitale di rischio. La Lean è una risposta al capitale scarso, e quando tale limite risulta allentato, altri approcci più immediati possono risultare migliori.
Certamente le osservazioni e considerazioni di Steve Blank riflettono un andamento di mercato finanziario che sta avvenendo nella Silicon Valley, una realtà lontanissima da quella italiana dove evidentemente la metodologia Lean e’ ancora auspicabile e consigliata alle startup di casa nostra.