Site icon Alessandra Lomonaco

Economia. Più meritocrazia, giovani e donne per tornare a crescere

interessante intervento dell’economista Veronica De Romani

Al Forum Ambrosetti dello scorso settembre, un interessante intervento dell’economista Veronica De Romanis, portavoce dell’Advisory Board del lavoro di ricerca di Ambrosetti Club, analizza i fattori di crescita per le nostre aziende e fornisce delle proposte al Governo e alle imprese per tornare a crescere.

L'economista Veronica De Romanis

L’economista Veronica De Romanis

Il fulcro dell’analisi e’ la stretta correlazione tra produttività e crescita economica.

De Romanis evidenzia che le imprese italiane crescono poco, meno di quelle europee, perché, in media, sono più piccole, poco managerializzate e investono meno nella conoscenza.

Lo Stato, d’altro canto, non incoraggia un ambiente pro-business e alloca in modo poco efficiente le risorse disponibili.

Come si e’ giunti a questa conclusione? Attraverso un’analisi della produttività, una delle migliori chiavi di lettura, perchè correlata alla crescita.

La De Romanis si riferisce in particolare alla produttività multifattoriale, non quella del capitale o del lavoro, ma l’insieme di fattori, quali ad esempio, la meritocrazia, la managerialità, la digitalizzazione, l’equità, la formazione, il know-how e l’ambiente economico. La produttività multifattoriale non è osservabile, afferma l’economista, ma viene calcolata in modo residuale, come crescita dell’output non imputabile a variazioni di produttività del lavoro e del capitale.

Ciò che emerge dai dati è che la produttività multifattoriale nelle imprese italiane ha contribuito in modo negativo alla crescita, vale a dire ha agito da freno, mentre negli altri paesi è positiva.

crescita media annua del PIL

Qual è il ruolo di imprese e governo per tornare a crescere?

Le imprese possono agire su due elementi fondamentali:

  1. Più meritocrazia, meno faminilismo
  2. Più investimenti in formazione e in tecnologie digitali

Dal grafico emerge come il gap manageriale italiano rispetto ad altri Paesi europei, sia espressione di una scarsa meritocrazia:

gap manageriale italiano

Inoltre, investire in conoscenza e capitale umano significa anche valorizzare il talento, cosa che nelle nostre aziende non avviene come in altri Paesi:

il talento paga poco

Il Governo, secondo De Romanis, dovrebbe agire sui seguenti fattori:

  1. Riforma della Pubblica Amministrazione, attraverso:
    1. Definizione del perimetro (cosa fa lo Stato e come lo fa)
    2. Aumento dell’efficienza
    3. Riallocazione delle risorse verso i settori in cui lo Stato fa la differenza
  2. Accrescere il capitale umano
    1. Più donne nel mercato del lavoro
    2. Alternanza scuola-lavoro e politiche attive per i giovani
    3. Programmi di formazione permanente (solo il 30% degli over 25 continua a formarsi)

Per quanto riguarda il capitale umano, soffermiamoci sull’occupazione femminile e giovanile, che risulta un fattore critico di crescita economica per il nostro Paese.

In particolare, l’occupazione femminile al 52,5% (dato Eurostat 2016) è penultima in Europa, prima della Grecia, dopo Croazia e Malta, come si vede dal grafico:

l'italia non favorisce l'occupazione femminile

Anche sul fronte occupazione giovanile, vantiamo il primato di NEET – 25,5% di giovani 15-34 anni che non lavorano e non studiano – con picchi intorno al 40% nelle regioni meridionali:

giovani fuori dal mondo della formazione e del lavoro

De Romanis afferma che se le imprese e lo Stato avessero valorizzato questi fattori negli ultimi vent’anni, il PIL nel 2016 sarebbe stato 1920 miliardi euro contro i reali 1571 miliardi, con un differenziale quindi di +349 miliardi di euro.

E’ necessario quindi lavorare sui fattori che incidono sulla produttività delle imprese, non solo il capitale e il lavoro, ma anche quegli elementi residuali che pero’ hanno un impatto importante sulla crescita e sulle competitività delle imprese e del sistema Paese.

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