Per l’edizione 2020 dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) dell’Unione Europea, l’Italia si colloca al 25º posto fra i 28 Stati membri dell’UE, in retrocessione di due posizioni rispetto all’anno scorso.  I dati (precedenti la pandemia) indicano che il paese è in una buona posizione in termini di preparazione al 5G, ma sussistono ancora carenze significative per quanto riguarda il capitale umano. Rispetto alla media UE, l’Italia registra livelli di competenze digitali di base e avanzate molto bassi. Anche il numero di specialisti e laureati nel settore ICT è molto al di sotto della media UE.

Queste carenze in termini di competenze digitali si riflettono, in particolare, nel modesto utilizzo dei servizi online.

Solo il 74% degli italiani usa abitualmente Internet.

Analogamente, le imprese italiane presentano ritardi nell’utilizzo di tecnologie come il cloud e i big data, così come per quanto riguarda l’adozione del commercio elettronico, vale a dire delle vendite online.

DESI 2020 - ITALY

DESI 2020 – ITALY

L’attuale pandemia di Covid-19 ha dimostrato quanto le risorse digitali siano diventate importanti per le nostre economie e come le reti e la connettività, i dati, l’intelligenza artificiale, come pure le competenze digitali di base e avanzate, sostengano le nostre economie e società, rendendo possibile la prosecuzione del lavoro, monitorando la diffusione del virus e accelerando la ricerca di farmaci e vaccini.

Il 2019 è stato contrassegnato dal lancio di nuove iniziative, in particolare, dall’istituzione di un nuovo Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione. Nel dicembre 2019 il Ministero ha presentato la strategia “Italia 2025“, un piano quinquennale che pone la digitalizzazione e l’innovazione al centro di “un processo di trasformazione strutturale e radicale del Paese”.

Per quanto riguarda la digitalizzazione delle imprese, il governo ha rinnovato il Piano Nazionale “Impresa 4.0” e ha lanciato il piano “Transizione 4.0”, con una maggiore attenzione all’innovazione e agli investimenti “green”. Inoltre a marzo di quest’anno il governo ha varato il Fondo Nazionale Innovazione, che ha una dotazione finanziaria di partenza di 1 miliardo di euro per sostenere gli investimenti nelle aziende innovative.

Al fine di attenuare l’impatto della pandemia, gli Stati membri hanno messo in atto misure specifiche. Il digitale avrà un ruolo sempre più di primo piano anche nella ripresa economica poiché il Consiglio europeo e la Commissione si sono impegnati ad articolare il sostegno alla ripresa in funzione della duplice transizione verso una trasformazione digitale resiliente e a impatto climatico zero.

Vediamo in dettaglio i dati che emergono dal DESI 2020 per quanto riguarda il nostro paese.

1. Connettività: l’Italia si posiziona sopra la media UE

Con un punteggio complessivo in termini di connettività pari a 50, l’Italia si posiziona al 17º posto tra gli Stati membri dell’UE.

La copertura delle reti d’accesso di prossima generazione (NGA) ha continuato ad aumentare raggiungendo l’89% delle famiglie e superando così di tre punti percentuali la media UE (86%).

In termini di preparazione al 5G l’Italia si colloca ben al di sopra della media UE. Anche per quanto riguarda i prezzi, l’Italia si posiziona al di sopra della media UE per tutti i panieri dei prezzi considerati (fisso, mobile, convergente). Il punteggio dell’Italia nell’indice dei prezzi della banda larga è pari a 73 rispetto a una media UE di 64.

2. Capitale umano: il punto dolente dell’Italia

Nel 2019 l’Italia ha perso due posizioni e si colloca ora all’ultimo posto nell’UE per quanto riguarda la dimensione del capitale umano.

Solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base (58% nell’UE) e solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (33% nell’UE). Sebbene sia aumentata raggiungendo il 2,8% dell’occupazione totale, la percentuale di specialisti ICT in Italia è ancora al di sotto della media UE (3,9%). La quota italiana di laureati nel settore ICT è rimasta stabile rispetto alla relazione DESI 2019 (sulla base dei dati del 2016). Solo l’1% dei laureati italiani è in possesso di una laurea in discipline ICT (il dato più basso nell’UE), mentre gli specialisti ICT di sesso femminile rappresentano l’1% del numero totale di lavoratrici (cifra leggermente inferiore alla media UE dell’1,4%).

DESI 2020 - ITALY

Intensificare e concentrare gli sforzi contribuirebbe a ridurre il divario digitale tra la popolazione e a garantire che la maggioranza disponga almeno di competenze digitali di base. Un altro passo importante in questo ambito sarebbe un approccio globale al miglioramento delle competenze e alla riqualificazione della forza lavoro, che comprenda un rafforzamento delle competenze digitali avanzate.

3. Uso dei servizi Internet: il 17% degli italiani non ha mai utilizzato Internet.

Nel complesso, l’uso dei servizi Internet in Italia rimane ben al di sotto della media UE. La posizione in classifica del paese è rimasta invariata rispetto alla relazione precedente (26º posto su 28 Stati membri).

Lo scarso uso dei servizi Internet riflette il basso livello di competenze digitali.

Il 17% delle persone che vivono in Italia non ha mai utilizzato Internet; tale cifra è pari a quasi il doppio della media UE e colloca il Paese al 23º posto nell’UE. Le attività online più diffuse sono l’ascolto di musica, la visione di video o giochi, seguite dalle videochiamate, dalla lettura di notizie e dall’uso dei social network. Seguire un corso online e vendere online sono le attività meno diffuse.

Nessuna delle attività online monitorate ha ottenuto un punteggio superiore alla media UE, ad eccezione delle videochiamate, utilizzate dal 65% degli utenti di Internet (cifra superiore alla media UE del 60%). Si tratta dell’unica attività che ha registrato un aumento significativo rispetto all’anno precedente (dal 47% del 2018).

4. Imprese e uso delle tecnologie digitali: Solo il 10% delle PMI italiane vende online

L’Italia si colloca al 22º posto nell’UE per quanto riguarda l’integrazione delle tecnologie digitali. Non vi è stato quasi nessun progresso per gli indicatori di cui sopra, se non con riferimento all’uso dei social media. La percentuale di imprese che utilizza i social media è salita al 22% (vicina alla media UE del 25%). L’uso dei servizi cloud è rimasto stabile (utilizzati dal 15% delle imprese italiane) e appena al di sotto della media UE (18%). Nonostante una diminuzione tra il 2017 e il 2019, il ricorso alla condivisione elettronica delle informazioni rimane più elevato tra le imprese italiane rispetto alla media UE (35% delle imprese italiane rispetto alla media UE del 34%). Il divario tra l’Italia e l’UE si sta allargando per quanto riguarda il commercio elettronico. Solo il 10% delle PMI italiane vende online (cifra ben al di sotto della media UE del 18%), il 6% effettua vendite transfrontaliere in altri paesi dell’UE (8% nell’UE) e trae in media l’8% del proprio fatturato dalle vendite online (11% nell’UE).

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Cos’è il DESI

Il DESI (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società) è lo strumento mediante cui la Commissione Europea monitora il progresso digitale degli Stati membri dal 2014. Le relazioni DESI comprendono sia profili nazionali che capitoli tematici. Alla relazione per ciascuno Stato membro è allegato anche un capitolo di approfondimento dedicato alle telecomunicazioni.

Le relazioni nazionali DESI raccolgono prove quantitative derivanti dagli indicatori DESI sotto i cinque aspetti dell’indice, con approfondimenti specifici per paese riguardanti le politiche e le migliori prassi.

Per quanto riguarda i capitoli tematici, la relazione DESI 2020 analizza a livello europeo la connettività a banda larga, le competenze digitali, l’uso di Internet, la digitalizzazione delle imprese, i servizi pubblici digitali, le tecnologie emergenti, la cibersicurezza, il settore delle TIC e le relative spese in R&S, nonché il ricorso ai finanziamenti di Horizon 2020 da parte degli Stati membri.