Quando ho realizzato questa #IntervistaCaffè con la professoressa Lorella Carimali, di lei mi hanno colpito molti aspetti, ma principalmente la sua visione della matematica intesa come leva di riscatto sociale soprattutto per le ragazze, contrariamente agli stereotipi che vedono questa disciplina più adatta al genere maschile. Mi hanno colpito anche i suoi progetti di formazione per gli insegnanti elementari e per i carcerati, grazie ai quali la matematica diventa strumento indispensabile per riabilitarsi ed affrancarsi da percorsi sbagliati ed errori commessi nel passato.

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Lorella Carimali

Lorella Carimali insegna matematica da 32 anni con un metodo inclusivo e partecipativo che non lascia indietro nessuno e nessuna. Per questo motivo è stata selezionata tra i 50 migliori docenti al mondo al Global Teacher Prize 2018, il premio Nobel per l’insegnamento a cui hanno partecipato più di 40mila candidati di 173 Paesi, ed è stata nominata dalla Varkey Foundation ambasciatrice del suo modello didattico nel mondo per i prossimi dieci anni.

Nel 2017 la docente era già stata selezionata tra i dieci migliori insegnanti italiani nell’Italian Teacher prize e nel dicembre 2018 era stata inclusa tra le Inspiring Fifty italiane. Nel settembre 2018 ha pubblicato il suo primo romanzo, edito da Rizzoli, La radice quadrata della vita.

Lorella, grazie per la disponibilità, sono onorata di ospitarti nel mio blog. Ci racconti la tua storia, cosa ti ha portato a studiare matematica e poi ad insegnarla? 

Sono nata nel 1962 in una casa di ringhiera della Milano “popolare”, nella periferia sud. Sono cresciuta nel cortile di questa casa, dove i miei genitori, artigiani pellettieri (mio padre preparava le borse e mia madre le cuciva) hanno sempre tenuto il laboratorio anche dopo aver trasferito il domicilio altrove. Lì ho imparato l’importanza del lavoro di gruppo che è una caratteristica della mia attività di insegnante.

La mia passione per la matematica è nata già alle elementari quando, pur senza avere gli strumenti, ne percepivo la bellezza e l’importanza per la vita quotidiana. Fin da allora è nata in me la voglia di trasmettere anche ad altre persone con l’insegnamento questa disciplina, stupenda creazione della mente umana.

Ho sempre pensato di poter cambiare la società grazie alla matematica, così quando terminata l’università mi trovai di fronte alla difficile decisione tra il tener fede ai miei ideali di far comprendere ai ragazzi e alle ragazze la bellezza di questa disciplina come strumento di libertà o il cedere alle lusinghe della carriera e di un riconoscimento economico che difficilmente avrei ottenuto facendo l’insegnante, decisi di seguire la mia passione rifiutando varie offerte di lavoro anche prestigiose presso aziende del settore informatico/gestionale. Scelsi l’insegnamento ritenendo che mi avrebbe permesso di coniugare impegno sociale e professionalità.

Adesso che mi avvio verso l’ultima fase della mia carriera e direi anche della mia vita, perché la Scuola è la mia vita,

sto cercando di esaudire il mio sogno di mettere a disposizione dell’intera comunità scolastica tutte le competenze acquisite in questi 32 anni di attività lavorativa per contribuire al rilancio della scuola e quindi della società.

Perché ancora oggi siamo condizionati dagli stereotipi di genere negli studi scientifici e in particolare della matematica? Cosa possiamo fare per disinnescarli dalla mente della collettività?

Perché esistono i bias, cioè gli stereotipi negativi, i condizionamenti e i limiti che ci imponiamo anche senza accorgercene. In particolare si pensa che l’abilità matematica sia innata e immutabile, e che le donne possiedano in misura minore questa abilità rispetto agli uomini.

Esistono stereotipi storici: Soltanto in forza di variazioni patologiche la donna può acquistare qualità diverse da quelle che la rendono amante e madre. Hermann Weyll: Esistono solo due donne matematiche nella storia, Sofja Kovalevskaja ed Emmy Noether: la prima non era una matematica, la seconda non era una donna. Altre frasi celebri che cito pur con dispiacere sono: La matematica non è questione da ragazze, Le donne hanno una scarsa attitudine per la scienza e la matematica, Gli uomini hanno maggior abilità matematica delle donne, L’abilità matematica è immutabile.

Quindi siamo noi che ci autolimitiamo e veniamo limitate.

Quante volte abbiamo sentito dire che le donne non sono portate per la matematica a causa della genetica, mentre le ricerche ci dimostrano esattamente il contrario! Carol Dweck, che insegna psicologia sociale e dello sviluppo a Stanford, figura di riferimento per gli studi sulle teorie implicite dell’intelligenza, ha condotto una ricerca/sperimentazione anche sul divario esistente tra uomini e donne nel campo della matematica. La studiosa ha verificato che sono proprio gli stereotipi a condizionare le perfomance in matematica.

Quindi cosa fare per disinnescare questi pregiudizi negativi? Ecco alcuni semplici consigli:

  1. Bisogna incentivare, da un lato, i buoni risultati in matematica delle ragazze con frasi motivanti, per esempio “Sei stata molto brava nella scorsa prova di matematica, sicuramente, con il giusto impegno, andrà bene anche questa!” e dall’altro non commentare eventuali insuccessi con frasi del tipo “Ah, in matematica hai preso tutto dalla mamma!”;
  2. Ricordare che la matematica non è più difficile di altre discipline e che, come in tutte le altre materie, con l’impegno è possibile raggiungere i risultati voluti;
  3. Proporre esempi positivi di donne matematiche nella storia;
  4. Non frenare, anzi, incentivare il desiderio di poter ambire a lavori aventi a che fare con le discipline scientifiche;
  5. Insegnare alle ragazze ad essere coraggiose, non perfette;
  6. Dedicare attenzione al modo in cui vengono trasmesse agli studenti e alle studentesse le conoscenze scientifiche.
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La Radice Quadrata Della Vita di Lorella Carimali, edito da Rizzoli

In un TED a cui hai partecipato affermasti che la matematica non è fare di conto, ma immaginazione, libertà e arte. Spiegaci questo concetto.

Cito alcune frasi del mio romanzo: «La lezione di matematica mi ha molto interessato, non avrei mai pensato che questa materia potesse essere così colorata e non fredda e lontana da me. Invece ho capito che devo guardarla con occhi diversi, come quando cerco di capire un’opera d’arte o una poesia non subito interpretabili».

«Non sai quanto mi fanno felice queste tue parole! È un luogo comune pensare che la matematica sia arida. Certo, devi imparare il suo linguaggio, ma se riesci ad avvicinarti senza pregiudizi, il paragone con l’arte è davvero perfetto».

«Be’, se ci pensi, anche per capire la bellezza della poesia ermetica bisogna fare qualche sforzo». Per spiegare meglio questo concetto, considerate i teoremi ad esempio di geometria, solitamente ci soffermiamo sulla loro dimostrazione, sul procedimento logico, senza riflettere su quanta immaginazione e creatività ci vogliano per arrivare a “pensare” quell’ enunciato. Questo è un atto creativo come quello che porta all’opera d’arte e la matematica è insieme anche disegno nel nostro caso disegno intellettuale e bellezza. Citerei anche le parole di ringraziamento di alcune mie studentesse a fine ciclo:

Grazie per avermi fatto vedere la matematica non solo come un insieme di formule ma come un modo di affrontare la vita semplificandola grazie al ragionamento e alla fantasia.   (Chiara)

Grazie per avermi dato occhi per cercare nuove terre (Bianca)

Grazie per averci regalato la libertà e per averci insegnato a ragionare e a vivere. 

La matematica è libertà e forza liberante, ci aiuta anche a vivere meglio e a diventare ciò che vogliamo essere perché ci fornisce gli strumenti per scegliere senza condizionamenti e senza stereotipi. In ogni momento della nostra vita noi decidiamo. Daniel Kanehman ci dice che spesso le nostre decisioni vengono prese sulla base dell’istinto e quindi sono condizionabili perché legate a stereotipi e a luoghi comuni. Noi siamo condizionati, anche senza accorgene.

Vi faccio un esempio: incontrate un amico di vecchia data e gli chiedete: Che lavoro fai? Lui risponde: Faccio l’intellettuale. Voi che lavoro pensate faccia? La maggior parte delle persone penserebbe: lo scrittore, il filosofo, (scherzando una volta un mio studente disse: nulla) Scherzi a parte, lui disse, sono un ricercatore al Cern di Ginevra, mi occupo di modelli matematici. Nessuno ci avrebbe pensato perché i fisici e i matematici nell’immaginario collettivo sono dei “tecnici” e la scienza non viene percepita come un’attività intellettuale ma applicative.

La matematica, vista nella giusta luce, non possiede soltanto la verità, ma la suprema beltà, beltà austera, come quella della scultura, senza ricorsi alle debolezze della nostra natura, senza gli ornamenti della pittura o della musica, ma d’una purezza sublime e capace d’una severa perfezione, quale soltanto l’arte più elevata può raggiungere
(Bertrand Russell).

Perché la matematica può rappresentare il riscatto sociale per le fasce più deboli della società? 

I numeri della dispersione scolastica e dei NEET sono terribili. Uso il termine “terribile” consapevolmente perché la matematica ci insegna che dietro ai numeri c’è molto altro e in questo caso ci sono ragazzi e ragazze, giovani a cui viene negata la speranza di poter progettare il proprio futuro, di sognare e di cambiare il proprio modo di vedere se stessi ed il mondo. Oggi le diseguaglianze sociali non sono più solo questione di reddito ma consistono anche nel non poter usufruire delle stesse opportunità per realizzare i propri progetti di vita e per vedere fiorire talenti e aspirazioni.

Don Milani sottolineava che i diritti costituzionali, come l’uguaglianza non devono significare solo la possibilità di diventare dottori in medicina o ingegneri ma invece consistono nella possibilità di essere “sovrani di noi stessi”.

Una società equa e solidale deve fornire a tutti e tutte le risorse culturali e di pensiero necessarie per una piena cittadinanza e per trovare la propria “radice quadrata della vita”.

Io ho avuto questa possibilità e sono state la proprio la Scuola e la matematica a darmela. La scuola oggi deve ripensare i propri modelli pedagogici, i luoghi, gli strumenti, le relazioni per poter includere tutti e tutte e per non lasciare indietro nessuno. In un mondo complesso come il nostro la competenza matematica, intesa come modo di affrontare la vita con fantasia e spirito critico, risulta fondamentale per essere cittadini liberi. Il motto delle mie iniziative per me può essere: “non una, non uno di meno nella matematica e nella vita”!

Il riscatto sociale vuol dire realizzarsi, poter diventare quello si vuole essere, cioè avere un sogno e realizzarlo.

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Lorella Carimali con la figlia al Global Teacher Prize

Hai dei progetti per diffondere la matematica ed avvicinare proprio chi, per i motivi che ci hai spiegato, ne è più distante?

Le azioni che vorrei mettere in campo, e che sto in parte realizzando, sono queste:

  • proverò a far circolare il romanzo e costruire una rete intorno alle idee espresse. Mi piacerebbe che questa storia diventasse il libro di tutte e tutti e che ognuno/a lo diffondesse come proprio; rendere “La radice quadrata della vita” un caso editoriale, in modo da far vedere che siamo tante e tanti, e non solo insegnanti e studenti. Vorrei che diventasse una sorta di nostro manifesto “politico” con l’obiettivo: non una, non uno di meno nella matematica e nella vita.
  • tradurre il romanzo in uno spettacolo teatrale che abbia una ricaduta a livello nazionale ed internazionale e possa coinvolgere e sensibilizzare le scuole e le Istituzioni rendendole partecipi e contribuendo a trasformare anche l’ambiente scolastico in un luogo di ispirazione. (ovviamente per far questo saranno importanti le scuole per costruire il progetto e ci sarà bisogno di sponsor perchè l’idea è di creare un modello replicabile)
  • l’’associazione ®evolution, cioè Revolution per l’Evoluzione, che pian piano si collegherà anche ad associazioni di altre Nazioni grazie al gruppo degli ambasciatori/delle ambasciatrici del Global Teacher Prize;
  • diffondere, condividere e perfezionare il modello di insegnamento della matematica che mi è valsa la candidatura al Global teacher Prize 2018;
  • far conoscere tutto questo alle matricole di Scienze della formazione, per abbattere gli stereotipi che la materia sia per pochi e soprattutto non per donne;
  • provare a dar vita ad una nuova collana di “libri di testo” che seguissero lo schema della “Radice Quadrata della Vita”;
  • fare proposte, con l’associazione, per il rilancio della Scuola, a partire dal riconoscimento della professione docente, perché oggi l’insegnante viene considerato o un missionario/una missionaria o un impiegato/una impiegata, mentre deve essere “sancito” che è un/una professionista di alto livello: “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo” (Malala);
  • incidere sulla politica in modo da trovare forme per questo riconoscimento di idee concrete e fattibili;
  • grazie alla rete rilanciare l’Italia perché con una Scuola al centro dell’azione politica e con i ragazzi e le ragazze motore del cambiamento non si potrà che avere il rilancio, permettendo anche il rientro di chi se ne è andato e vorrebbe rientrare.

A chi mi dice che tutto ciò è utopia rispondo con le parole di Adriano Olivetti:

“Spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande”.

Il tuo ultimo libro, “La radice quadrata della vita”, ha un titolo molto evocativo. Ce ne spieghi il significato?

Per spiegarlo citerò un passo del mio romanzo (Bianca giovane donna figlia di una italiana e di un iraniano ha difficoltà nel rapporto con il padre che non vorrebbe che facesse la docente di italiano e latino ma che andasse a lavorare nella sua azienda va da Donatella, professoressa di matematica e fisica prossima alla pensione) : Donatella passò un braccio dietro le spalle di Bianca e iniziò a parlarle con dolcezza: «Mi fa male vederti così giù. Vorrei con tutto il cuore che trovassi un modo per risolvere questa situazione. Per farti un augurio matematico, ti augurerei di trovare la radice quadrata della tua vita».

«In che senso?» Bianca la guardò curiosa.

«Nell’insieme dei numeri reali, puoi calcolare la radice quadrata solo di quantità positive o uguali a zero. Immaginando la vita come la quantità sotto radice, l’augurio significa questo: se riesci ad andare in profondità dentro te stessa e a trovare la tua radice, tutto si presenterà positivo. È così che bisognerebbe affrontare la vita. Anche la matematica può aiutarti a stare meglio, sai?»

«Non so se ti ho capita bene, sono così confusa» rispose Bianca perplessa.

«Il mio consiglio è di guardare sempre alla vita con ottimismo: tutto si risolve prima o poi, anche ascoltando gli altri e imparando a diventare flessibili. Le situazioni difficili e apparentemente irrisolvibili, io le analizzo come quesiti matematici e poi mi concentro solo sugli aspetti positivi. Una soluzione la trovo sempre. Cercando di risolvere i problemi, cresciamo e conosciamo meglio noi stessi.»

«Tu dici? A me sembra solo di deprimermi…»

«Fidati. Sembra così, ma prova a osservare da un altro punto di vista la tua famiglia, prova a guardarla secondo una prospettiva sistemica. Fai come fa la matematica, poni un’attenzione particolare alle relazioni.»

«Ci proverò, ma non è facile.»

«Non ho detto che lo sia. Tieni anche conto, e te lo dico come madre, che a volte i genitori non ci capiscono perché non si rendono conto che siamo diversi da loro. Non è detto che i nostri sogni siano i loro, anzi. Per amore vorrebbero preservarci dai dolori. Se come i miei hanno sofferto la povertà, farebbero di tutto per evitarci di incontrarla. Quando scelsi di fare l’insegnante invece di lavorare in azienda, mia mamma non approvò, erigendo un muro di incomprensioni fra noi. Perché non si rendeva conto che non sarei mai potuta stare tutto il giorno seduta alla scrivania?»

Bianca ascoltava a bocca aperta come un uccellino che aspetta il cibo dal becco della mamma e aveva smesso di piangere.

Donatella se ne accorse, e continuò: «Parla con tuo papà, non chiuderti nel silenzio, cerca di spiegarti con calma e fermezza, con argomenti motivati. Sono certa, anche se non conosco bene la sua cultura, che lui vuole solo proteggerti. Ai tempi feci presente ai miei che erano stati proprio loro a comunicarmi l’importanza di migliorare la società e a trasmettermi che la vera ricchezza non è quella economica. E io sapevo che per rendermi utile avrei dovuto dare alle nuove generazioni gli strumenti per distinguersi eticamente, da adulti, nelle loro professioni. Il mio futuro era nella scuola. Per fortuna con gli anni mio padre e mia madre hanno capito la mia scelta».

E questo è il proprio il mio augurio per voi: buona matematica a tutti e tutte!

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Grazie Lorella di questa intervista così intensa e ricca di ispirazione per tutti noi. Seguiremo le tue iniziative e collaboreremo nella loro divulgazione. Speriamo davvero che altri possano unirsi al tuo movimento, al tuo manifesto e alle tue iniziative!

Lorella Carimali, docente di matematica e fisica al Liceo Vittorio Veneto di Milano, ha scritto il romanzo “La radice quadrata della vita” edito da Rizzoli e da anni si batte affinché la matematica sia per tutte e tutti. Impegnata sul fronte scientifico e valutativo, collabora con Università, centri di ricerca, istituzioni pubbliche ed enti di formazione ed è attiva nella sperimentazione di metodologie didattiche innovative. Come studiosa, collabora con l’Università LIUC di Castellanza e come componente dei Nuclei Esterni di Valutazione (NEV) con l’Area Valutazione delle scuole dell’INVALSI. Si è rapportata con realtà scolastiche considerate spesso le più periferiche, isolate e svantaggiate del nostro paese. Nel 2018 è stata selezionata dalla Varkey Foundation tra i 50 finalisti del Global Teacher Prize e nominata ambasciatrice ,nel mondo, del suo modello didattico per i prossimi 10 anni. Nel 2017 è stata premiata tra i dieci migliori insegnanti italiani dell’Italian Teacher Prize e il 3 dicembre 2018 è stata inclusa tra le Inspiring Fifty Italia.
Lorella Carimali
Docente di matematica e fisica, scrittrice, finalista 2018 Global Teacher Prize