Ilaria Fava – avvocata, docente e business angel – spiega in questo Blog le modifiche introdotte dalla legge di bilancio agli investimenti dei business angels in startup innovative, con un commento anche sul ruolo delle startup per l’economia e la crescita nel nostro Paese.

Gli investimenti in startup innovative sono in forte crescita in Italia: l’obiettivo centrale è di sostenere l’ingresso di capitali di rischio nelle startup innovative (a marzo 2019  erano 10.041 le startup registrate alle camere di commercio) che da sempre lamentano la scarsità di risorse per crescere nel tessuto imprenditoriale italiano, sia in termini di risorse finanziarie che di partnership con le grandi imprese esistenti.

Se l’equity crowdfunding (che permette ai piccoli investitori di acquistare in modo agile piccole partecipazioni azionarie in giovani società) sta svolgendo un ruolo importante nel risolvere il nodo della liquidità, avendo le piattaforme raccolto 36 milioni di euro nel 2018, quasi il triplo dei risultati del 2017, un ruolo ancor più importante viene svolto dai business angel.

Nella filiera dell’innovazione i business angels sono i cd. investitori informali che forniscono il  capitale per la crescita (cd. seed round) della startup subito dopo la fase di lancio sostenuta dai c.d. family and friends e dagli incubatori, in una fase ancora ad alto rischio e quindi con un’aspettativa di rendimento estremamente elevata.

Chi sono i business angels e quali agevolazioni vengono introdotte

Nella prassi dei mercati finanziari i business angels sono coloro che appassionati di innovazione e di nuovi sviluppi di mercato e prodotto, con proprie rilevanti capacità finanziarie ed un forte bagaglio di esperienza professionale, finanziano una startup supportandone la crescita con il c.d. capitale competente, ossia apportando capitale proprio, competenze manageriali e strategiche e relazioni, e con un’ottica non sono finanziaria. In questo i business angels si differenziano dai fondi di investimento ed in particolare dai fondi di venture capital che finanziano le startup in una fase più matura, investendo risorse non proprie e con una finalità esclusivamente finanziaria.

A tal proposito, la legge di Bilancio 2019 (L. 145/2018) è intervenuta (condiziontamente all’approvazione da parte della Commissione europea), oltre che stanziando circa €1 miliardo per sostenere il venture capital e con esso la crescita di startup e scaleup, sostenendo il ruolo dei c.d. business angels sotto un duplice profilo:

  • in primo luogo, ulteriormente incentivandone gli investimenti, prendendo un incremento delle agevolazioni fiscali per i soggetti che investono nelle startup innovative;
  • introducendo una definizione normativa di business angels.

Per quanto riguarda il primo punto, la percentuale di detraibilità degli investimenti in startup innovative è stata, infatti, portata nel 2019 al 40% (dal 30% introdotta nel 2017, e dall’ iniziale 19% previsto nel 2012, così modificando le aliquote di cui ai commi 1, 4 e 7 dell’art. 29 del DL 179/12).

In sintesi qualunque persona fisica che investa nel capitale di una startup innovativa nel 2019 potrà detrarre il 40% dell’importo investito dall’imposta sul reddito delle persone fisiche dovuta in sede di dichiarazione dei redditi annuali, in un’unica soluzione, fino al limite massimo di investimento di €1M. 

Per le persone giuridiche l’incentivo consiste invece in una deduzione sempre del 40% dal reddito complessivo ai fini IRES con il vincolo massimo di investimento di €1.8M. Tale percentuale, inoltre, sale al 50% qualora oggetto di acquisizione sia l’intero capitale sociale della start up innovativa.

Tali investimenti inoltre possono essere effettuati in modo diretto ovvero indiretto, per il tramite di investimenti in organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) che investono in startup innovative.

L’investimento ai fini della detraibilità deve soddisfare i seguenti ulteriori criteri:

  • essere realizzato in sede di aumento di capitale (sia per la parte capitale sociale che      sovrapprezzo), potendo la sottoscrizione avvenire sia tramite pagamento di denaro, sia tramite compensazione di crediti o conversione di obbligazioni (fatta eccezione per i crediti derivanti da prestazioni di dipendenti, collaboratori o fornitori di servizi a favore dell startup innovativa).
  • concernere startup innovative con sede legale in italia, ovvero essere volti a incrementare i fondi destinati alla stabile organizzazione italiana di startup innovative estere;
  • essere mantenuto nella titolarità dell’investitore (senza cessioni totali o parziali) per almeno 3 anni, decadendo altrimenti l’investitore dal diritto al beneficio fiscale con obbligo di restituzione del beneficio percepito oltre interessi legali.

Per quanto riguarda il secondo profilo, la legge ha introdotto una definizione dei business angels nell’ambito del Testo unico della finanza (articolo 1, comma 1 lettera m-undecies, D.Lgs.58/98), individuandoli come

gli investitori a supporto dell’innovazione che hanno investito in maniera diretta o indiretta una somma pari ad almeno €40.000 nell’ultimo triennio”.

Tale definizione, che dovrà essere inserita nell’ambito del contesto individuato ad opera di decreti attuativi da emanarsi, potrà divenire rilevante, come auspicabile, ad esempio al fine di ampliare la categoria dei soggetti investitori rilevanti ai fini del matching per investimenti pubblici ovvero per l’ampliamento della categoria degli investitori professionali su richiesta ai fini del Regolamento consob sull’equity crowdfunding.

Il ruolo delle startup per l’economia

E’ indubbio che ai fini della crescita dell’ecosistema italiano dell’innovazione sia fondamentale attribuire e valorizzare il ruolo svolto da ciascuno dei player, dagli incubatori, agli angels e ai fondi di venture capital, con l’obiettivo di garantire la crescita di startup innovative italiane, il rapido sviluppo a livello globale e l’ accesso ai mercati internazionali dei capitali, indispensabile per garantire l’exit ai primi investitori che costituisce l’olio della macchina innovazione, permettendo redistribuzioni e nuovi afflussi di capitali sul mercato.

Ed è parimenti indubbio che le startup innovative costituiscono un potenziale significativo non solo per la capacità di occupazione che sviluppano e per il PIL che contribuiscono a produrre, ma anche quale fattore per l’innovazione (e quindi la sopravvivenza) delle imprese tradizionali e di crescita dell’economia.

Il dato ancora relativamente contenuto della media dei fatturati delle startup innovative italiane (macrocategoria disomogenea che non ne permette un’analisi accurata) o dei numeri contenuti delle exit non deve distrarre dal trend in fronte crescita, e dall’accelerazione degli investimenti nel settore e dei risultati prodotti, da ultimo anche in paesi con una storia più recente nell’ambito dell’innovazione, come la Cina o il Brasile.

I primi a comprendere la portata del cambiamento e a investire nell’innovazione stanno sviluppando un enorme vantaggio competitivo, che svolge un ruolo significativo anche nella competizione fra economie, con Stati Uniti e soprattutto Cina che stanno accelerando esponenzialmente nella rivoluzione digitale e negli investimenti in tecnologie e formazione

Per l’Italia la capacità di agganciare l’innovazione tecnologica costituisce un elemento essenziale per garantire la competitività del sistema paese e delle imprese. Un futuro possibile di crescita presuppone un nuovo concetto di impresa, una trasformazione della cultura aziendale (partendo dalle grandi per arrivare sino alle piccole) che ne coinvolga tutti i componenti ed in cui le realtà imprenditoriali operano come reti, un legame sinergico con centri universitari e startup innovative attraverso piattaforme digitali aperte. In tale contesto la vocazione produttiva dell’Italia e di tutti i suoi territori può crescere esponenzialmente, garantendo un efficace accesso alle catene globali del valore.

Siamo tutti attori ed artefici di questo sviluppo.