Lo scorso 4 ottobre a Budapest sono stati annunciati i vincitori degli EIT Awards, il premio lanciato dall’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT) durante INNOVEIT, il forum annuale dell’innovazione dell’EIT. Il Public Award – il premio dei premi delle diverse categorie in concorso – è andato all’italiana Laura Soucek, che in questa #IntervistaCaffè ci racconta la sua esperienza.

[A questo premio erano candidati 5 italiani. Ne ho parlato in questo articolo]
Laura Soucek

Laura Soucek

Laura, complimenti per l’importante riconoscimento e grazie per questa intervista nel mio blog. Tu sei una ricercatrice all’Istituto Oncologico del Vall d’Hebron (VHIO) di Barcellona, professoressa all’Istituto Catalano di Ricerca e Studi Avanzati (ICREA) e professoressa associata all’Università Autonoma di Barcellona, e la tua società PEPTOMYC opera in ambito salute. Ci racconti in cosa consiste questo progetto?

Come ricercatrice contro il cancro, ho sempre sognato di poter offrire ai pazienti una cura più efficace e meno tossica di quelle che hanno a disposizione al momento. Conosco troppe persone che hanno preferito rinunciare alle cure per i troppi effetti secondari che hanno sofferto a causa del trattamento. E questo è davvero inaccettabile: abbiamo il dovere di trovare qualcosa di meglio. Peptomyc è il risultato di più di vent’anni di ricerca. Quando ero una studentessa, ho letto di una proteina che si chiama Myc che è assolutamente necessaria perché le cellule tumorali possano dividersi e sopravvivere alle terapie, ma non è altrettanto importante nelle cellule normali. Per questo, ho pensato che inibirla potesse essere una buona strategia per combattere il cancro. Purtroppo peró, mi hanno sempre detto che Myc è una proteina intoccabile, non trattabile con terapie standard, e che dovevo rinunciare all’idea di poter attaccarla. Fortunatamente non ci ho creduto, ed ho passato gli ultimi vent’anni a dimostrare che si sbagliavano. Ora, grazie a Peptomyc, abbiamo a disposizione dei peptidi (mini-proteine) che possono penetrare le cellule, arrivare al nucleo ed attaccare Myc, causando la morte delle cellule tumorali, ma non delle cellule normali.

Questo significa che abbiamo una terapia che distrugge i tumori, ma non causa effetti collaterali. Non solo: questa è una terapia “universale”, non “personalizzata”, perché si può applicare alla maggior parte, se non tutti i tipi di tumore.

Con Peptomyc siamo ora nella fase di produzione industriale dei peptidi e, se tutto va bene, saremo in grado di trattare i primi pazienti all’inizio del 2020. Quello sarà davvero il momento della veritá per un progetto che è iniziato più di vent’anni fa. Sono emozionata e terrorizzata allo stesso tempo.

Laura, qual e’ stato il tuo percorso professionale che ti ha portato a costituire questa società?

Ho studiato Scienze Biologiche all’Universitá La Sapienza di Roma. Ho poi ottenuto un Dottorato di Ricerca in Genetica e Biologia Molecolare nel Centro Acidi Nucleici del CNR. A quel punto, sono andata a fare una “breve” esperienza di post-dottorato alla University California San Francisco, negli Stati Uniti, che si supponeva durasse solamente un anno. Alla fine ci sono rimasta 10 anni, prima come postdoc, poi come Assistant Researcher. Quindi, nel 2011, ho deciso di tornare in Europa ed ho ottenuto un posto di capo laboratorio (Principal Investigator) all’Istituto Oncologico del Vall d’Hebron di Barcellona. Qui in poco tempo sono diventata Professoressa ICREA e Professoressa Associata all’Università Autonoma di Barcellona. A Dicembre 2014, ho fondato Peptomyc con la mia collega Marie-Eve Beaulieu e dirigo la compagnia come CEO (Chief Executive Officer).

Durante questi anni ho cambiato Paese, lingua, amici, usi e costumi, tutto per seguire il mio sogno e cercando i mezzi per realizzarlo. Credo nella meritocrazia e nell’idea che i risultati si ottengano solamente se si lavora duro e ci si circonda di persone che hanno i tuoi stessi valori.

Dorbx6PXgAAfKTh.jpg-large.jpeg

Laura Soucek, vincitrice degli EIT Awards 2018

Quali sono le principali sfide che hai dovuto affrontare come ricercatrice e che consigli daresti ai giovani che vogliono intraprendere una carriera nel campo della ricerca medica per superare ogni ostacolo.

Questo viaggio è stato duro, a volte frustrante, ma anche pieno di soddisfazioni. Seguire i propri sogni vale sempre la pena. Nel percorso si impara molto su sé stessi e sui propri limiti e su come superarli. Non esistono errori, ma solo occasioni di imparare di più. Sicuramente la costanza ed una piccola dose di scetticismo fanno sempre bene.

Ci puoi spiegare meglio cosa intendi con “scetticismo”? Puoi spiegarci meglio anche l’aspetto della “costanza”? Puo’ essere d’aiuto a tanti innovatori che ci leggono.

Troppe volte ci dicono che certe cose “non si possono fare” solo perchè nessun altro ci hai mai provato prima.

Soprattutto come scienziata mi è stato insegnato che le ipotesi si testano prima di scartarle, perció in questo senso una piccola dose di scetticismo rispetto ai preconcetti serve sempre.

E poi, con i continui progressi della tecnologia, tante cose che sembravano impossibili qualche decennio fa, ora sono assolutamente fattibili, quindi certi limiti dovrebbero essere rivisitati periodicamente.

La costanza poi serve a non perdersi d’animo quando le cose non riescono subito come uno sperava e per tornare a provarci quando tante altre persone invece rinunciano. Fare quello che fanno gli altri è sicuro e confortante, ma pensare in maniera innovativa è coraggioso ed emozionante, sicuramente mai noioso.

Laura, pensi di tornare in Italia un giorno?

L’Italia è sempre nel mio cuore. La mia famiglia è lì, cosí come tanti amici della mia infanzia e moltissimi dei miei ricordi più belli. Torno a casa spesso e ci sto bene, ma lavorare in Italia mi spaventa. Ci sono troppi posti in cui la meritocrazia non esiste. Mi piacerebbe che questo cambiasse.

Hai un motto ispirazionale che ti guida nel tuo lavoro quotidiano e ti motiva nel raggiungimento dei tuoi obiettivi?

Un giorno positivo è ogni giorno in cui imparo qualcosa di nuovo.

Un grande ringraziamento a Laura per queste belle parole, soprattutto stimolanti a fare sempre meglio e a non arrendersi mai. Testimonianze come queste sono importanti per non cedere al vittimismo, alle difficoltà e allo sconforto quando il proprio lavoro quotidiano incontra ostacoli o piccoli/grandi fallimenti.

Ai lettori delle #IntervisteCaffé appuntamento al prossimo incontro.

Laura Soucek si è laureata in Scienze Biologiche all’Università La Sapienza di Roma nel 1996, dove ha ricevuto il suo Dottorato in Genetica e Biologia Molecolare nel 2001.

Quello stesso anno è stata assunta come postdoc al Comprehensive Cancer Center della University of California San Francisco (UCSF, Stati Uniti), nel laboratorio del Dr. Gerard Evan. Nel 2006 è diventata Assistant Researcher nel Dipartimento di Patologia della UCSF. Nel 2011 si è trasferita all’Istituto Oncologico del Vall d´Hebron (VHIO), a Barcellona, come capo laboratorio (Principal Investigator). Durante la sua carriera ha pubblicato su prestigiose riviste scientifiche, come Nature, Nature Medicine, Nature Communications, Cancer Cell, Genes & Developemnt e Cancer Research, ed ha ottenuto importanti borse di studio (grants). Nel 2014 è diventata Professoressa dell’Istituto Catalano di Ricerca e Studi Avanzati (ICREA) e nel 2015 Professoressa associata dell’Università Autonoma de Barcelona.
A Dicembre 2014, ha fondato la compagnia spin-off Peptomyc S.L. che dirige come CEO.

Laura Soucek
Ricercatrice all’Istituto Oncologico del Vall d’Hebron (VHIO) di Barcellona