I giovani che vogliono entrare nel mondo del lavoro posseggono le competenze necessarie richieste dalle aziende? E le università sono in grado di formare i manager di domani ad innovare, a collaborare, a pensare in modo critico e creativo?

Il tema poi non riguarda solamente i giovani neo-laureati o neo-diplomati, ma anche i manager e middle manager, che devono formarsi in modo continuo, a volte disimparare per imparare nuove modalità operative e un pensiero strategico orientato ad una maggior collaborazione rispetto al passato.

[Leggi anche Le 7 competenze chiave che i nostri figli devono imparare a scuola]

Per comprendere meglio il fenomeno in questione e provare a mettere in atto un processo di cambiamento nelle aziende e nel mondo accademico, ci viene in aiuto un sondaggio svolto nel 2018 da Bloomberg Next insieme a Workday, che ha chiesto a imprese e mondo accademico quali sfide dovessero affrontare e quali aree potrebbero aver bisogno di ripensare per migliorare i risultati.

Il gruppo di ricerca ha intervistato 200 dirigenti aziendali ed accademici, concentrandosi su quattro temi principali: preparazione, abilità/competenze, collaborazione e pianificazione. Gli intervistati corporate, professionali e non profit provenivano da organizzazioni con almeno 500 dipendenti con sede negli Stati Uniti.

Obiettivo dell’indagine e’ stato quello di comprendere quali strategie i leader devono mettere in atto per fronteggiare il forte cambiamento nel mondo del lavoro e della formazione.

I cinque aspetti chiave che sono emersi sono i seguenti:

1) GAP DI PREPARAZIONE DEI NUOVI ASSUNTI / NEOLAUREATI

La maggior parte degli intervistati ha affermato che i nuovi assunti non hanno la preparazione necessaria per poter operare ad un livello elevato in ambito professionale, principalmente a causa delle insufficienti soft skills o competenze trasversali. Solo il 35% delle aziende ritiene che gli studenti siano ben preparati con competenze sia hard che soft, rispetto al 44% degli intervistati provenienti dal mondo accademico.

Image- Bloomberg Next : Workday Survey

Immagine Survey Bloomber Next / Workday

2) LE CINQUE PIÙ IMPORTANTI SOFT SKILLS

Non sono le competenze tecniche, quanto piuttosto le competenze trasversali che scarseggiano nei nuovi assunti. Secondo l’indagine, infatti:

Il 90% degli intervistati corporate e l’88% degli accademici ha dichiarato che i neo assunti posseggono le competenze tecniche, come ad esempio l’alfabetizzazione informatica e la comunicazione scritta, per svolgere con successo il proprio lavoro. Entrambi i gruppi, tuttavia, erano molto meno soddisfatti delle soft skills dei nuovi dipendenti. Quasi quattro su dieci aziende e quasi la metà delle istituzioni accademiche hanno affermato che i nuovi assunti non posseggono quelle competenze trasversali di cui hanno bisogno per raggiungere alti livelli, quali ad esempio l’agilità, l’adattabilità e il giudizio etico. “

LE PIU IMPORTANTI SOFT SKILLS.png

Immagine Survey Boomberg Next / Workday

3) IL TALENTO RICHIEDE RE-SKILLING

Secondo il sondaggio, circa il 55% delle aziende prevede un forte cambiamento dello scenario e di conseguenza delle responsabilità lavorative, il che significa che gli attuali dipendenti devono essere riqualificati perché il loro lavoro cambierà.

Anche i professionisti a metà carriera devono sapersi adattare ed affrontare le stesse sfide dei nuovi assunti. È incoraggiante che oltre il 40% delle aziende intervistate abbia dichiarato di voler ri-qualificare anziché sostituire i dipendenti, per rimanere al passo con l’innovazione tecnologica.

Tuttavia, solo il 30% delle aziende e il 39% degli accademici ha dichiarato di collaborare tra loro per supportare la riqualificazione dei dipendenti. Le imprese e il mondo accademico devono affrontare questo problema di fondamentale importanza per garantire che la forza lavoro sia preparata.

PLANNED ACTIONS

Immagine Survey Bloomber Next / Workday

4) MANCANZA DI PIANI FORMATIVI FORMALI PER LA FORZA LAVORO

Il sondaggio mostra una mancanza di pianificazione da parte delle imprese e del mondo accademico. Solamente la metà delle imprese e due terzi delle istituzioni accademiche hanno un piano formale per affrontare l’impatto dei cambiamenti tecnologici, scientifici, sociali in corso.

LACK BUSINESS PLAN.png

Immagine Survey Bloomberg Next / Workday

5) LA COLLABORAZIONE TRA BUSINESS E ACCADEMIA NON E’ SUFFICIENTE

Dal sondaggio:

La maggior parte degli intervistati ritiene che le proprie controparti siano fortemente motivate a collaborare (rispettivamente il 60% e il 67%), ma il livello di collaborazione effettiva è piuttosto basso, in gran parte perché le aziende non la considerano una priorità.

Solo il 38% degli intervistati aziendali sta collaborando attivamente per stabilire piani formativi adeguati alle nuove esigenze del mondo del lavoro. Solo il 38% delle aziende lavora con le loro controparti accademiche per modellare il curriculum di competenze. Le istituzioni accademiche stanno facendo meglio, con il 66% degli intervistati che collabora con le imprese per costruire programmi formazione-lavoro e per allineare le competenze con ciò che il mondo del lavoro si aspetta.

“Milioni di posti di lavoro non vengono resi disponibili ogni anno perché la forza lavoro non possiede la formazione adeguata e le competenze per cogliere queste opportunità”, ha affermato Leighanne Levensaler, vicepresidente senior della strategia aziendale presso Workday e amministratore delegato e co-responsabile di Workday Ventures.

“C’è una chiara disconnessione in ciò che serve per dotare con successo i neo-laureati e i lavoratori esistenti delle competenze di cui hanno bisogno per avere successo nel mondo del lavoro – e le imprese stanno soffrendo. Ora è il momento di ripensare a come mettere veramente la riqualificazione professionale dei talenti al centro delle strategie aziendali, mentre si costruiscono ponti più forti con il mondo accademico, così possiamo stabilire un chiaro passo in avanti “, ha spiegato Levensaler.

Il talento di domani avrà successo se le imprese e il mondo accademico collaboreranno con l’obiettivo di adottare modi nuovi e innovativi di riqualificare i nuovi assunti e la forza lavoro esistente. Le aziende devono riconoscere la velocità senza precedenti dell’innovazione e l’adozione di tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale e pianificare la formazione dei propri dipendenti di conseguenza.

Il sondaggio conclude che le imprese e il mondo accademico hanno già una solida base per partnership di successo. Al fine di ridurre il divario di competenze che esiste oggi, le imprese e il mondo accademico devono collaborare proattivamente sviluppando processi formali e curriculum per posizionare il talento nella quarta rivoluzione industriale.

COLLABORATION.png

Immagine Survey Bloomberg Next / Workday

Alvin Toffler, il saggista e futurologo statunitense mancato due anni fa, che ha studiato i mezzi di comunicazione di massa e il loro impatto sulla società e sul mondo della cultura, affermava:

“Gli analfabeti del futuro non saranno quelli che non sanno leggere o scrivere, ma quelli che non sanno imparare, disimparare, e imparare di nuovo.”