E’ stata pubblicata la terza edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali (2017), realizzato da Aica, Assinform, Assintel, Assinter in collaborazione con MIUR e Agenzia per l’Italia Digitale, che fa il punto sui requisiti delle professioni future, sul gap di professioni digitali, sui percorsi di formazione dei laureati e dei professionisti.

user-interface-futuristic-smart-city-digital-transformation-thinkstock

Le aziende italiane si trovano ad operare in un contesto aziendale e di mercato in forte cambiamento, la cui l’agenda strategica e’ incentrata prevalentemente su questi focus (fonte: Assintel Report 2018):

  • Miglioramento soddisfazione/fidelizzazione clienti  – 61%
  • Riduzione costi aziendali – 28%
  • Incremento produttività – 27%
  • Incremento redditività – 23%
  • Sviluppo nuovi prodotti/servizi – 18%
  • Conformità normativa e gestione rischi aziendali – 13%
  • Ingresso in nuovi segmenti di mercato – 11%
  • Riduzione tempi di decisione – 10%

Per tutte le aziende e’ sempre più impellente interrogarsi ed affrontare percorsi di rinnovamento per essere competitive nell’era digitale. Per il 39% delle aziende italiane, la trasformazione digitale si conferma con la capacità di ripensare il proprio modello di business. E’ interessante osservare come, ricondotta nel quadro delle molteplici angolazioni del percorso di digitalizzazione, clienti e mercati già messi in risalto come obiettivi dell’agenda di business per il 2018, siano elementi di attenzione insieme ad altri fattori. Uno dei fattori emergenti nella nuova economia e’ la potenzialità delle piattaforme tecnologiche di integrare processi interni all’azienda con altre realtà dell’ecosistema.

In questo quadro, sta aumentando la consapevolezza da parte delle imprese e dei lavoratori (a volte addirittura superiore in questi ultimi rispetto alle aziende) circa il gap di competenze che li caratterizza e da qui la necessità di acquisire nuove skills per rimanere “rilevanti” nel mondo del lavoro (anche detta employability).

Il bisogno di potenziare e rinnovare le competenze e’ legato all’innovazione in logica digitale. Secondo l’indagine condotta su un panel di aziende e di enti pubblici, le competenze più critiche in generale sono nelle aree di definizione strategica, della gestione del cambiamento, dell’innovazione e della sicurezza.

Per le aziende dell’offerta ICT i profili più critici includono:

  • Business Analyst
  • Project Manager
  • Security Advisor
  • Data Scientist

A questi seguono profili più tecnologici, quali:

  • Application Developer
  • Enterprise Architect/Architect Engineer
  • System Administrator/Engineer
  • Sistemista e Database Administrator

Per le aziende industriali, del commercio e dei servizi:

  • Project Manager
  • Business Analyst
  • Data Scientist

Nel breve-medio termine, i nuovi profili specializzati nelle tecnologie emergenti, includeranno:

  • Cloud Security Architect, Cloud Architect, Cloud Computing Consultant, Cloud Computing Strategist
  • Cyber Security Consultant, Cyber Security Architect, Cyber Security Project Manager
  • Big Data Architect, Big Data Scientist, Big Data Specialist
  • IoT Consultant, IoT Solution Engineer, IoT Software Engineer
  • Robotics & Automation Manager, Robotics System Engineer, Robotics Engineer
  • Artificial Intelligence Software Engineer, Artificial Intelligence System Engineer

Non mancano anche figure innovative trasversali che stanno emergendo, quali:

  • Change Manager
  • Agile Coach
  • Scrum Master
  • Technology Innovation Manager
  • Chief Digital Officer

I nuovi trend relativi alle competenze digitali del futuro, tuttavia, evidenziano la necessità sempre più rilevante di un mix più articolato di competenze, in cui skill di natura tecnologica si complementano a competenze laterali o trasversali, dette anche “soft skills”. Tra queste il pensiero critico, la creatività, l’intelligenza emotiva, la capacità di leadership e di gestione del cambiamento. Ne abbiamo parlato diffusamente in questo articolo.

Le professioni in ambito Industria 4.0 dovranno essere in grado di combinare competenze tecnologiche su più ambiti (IoT, Cloud Computing, Big Data, realtà aumentata, robotica, security…) e competenze più strategiche e trasversali (come gestione del cambiamento, leadership, creatività, collaborazione ecc.).

Per la realizzazione del Report sono stati analizzati, attraverso tecniche avanzate di Big Data, oltre 175 mila annunci di lavoro di portali Web nel periodo 2013-2016. Da questi dati emerge una crescita media annua del 26% della domanda di professionisti ICT. Per le nuove professioni (ad es. Business Analyst e specialisti Big Data) la domanda tocca picchi di crescita del 90% e del 50% per profili quali ICT Consultant, Database Administrator e specialisti di Service Strategy. L’aggregazione delle professioni emergenti  (elencate sopra) registra nel complesso un tasso di crescita del 56%.

startup-lavoro-ict

Qual è il gap di competenze atteso tra domanda e offerta?

Il confronto che emerge dall’indagine tra domanda e offerta stimati (gap) per il 2017 individua così:

  • Scenario conservativo: un deficit di 4400 laureati ICT a fronte di un eccesso di 8400 diplomati ICT
  • Scenario espansivo: un deficit di 9500 laureati e un surplus di 5200 diplomati ICT.

Emerge quindi un mismatch di competenze ICT medio alte (lauree), fattore legato alla richiesta crescente di professionisti qualificati da parte delle aziende che stanno perseguendo un percorso di upskilling della forza lavoro ICT.

Come cambia l’offerta formativa delle Università

Un aspetto positivo riguarda gli atenei che hanno percepito l’importanza dei Big Data/Data Science e della Cybersecurity, offrendo master universitari, corsi di laurea e curricula istituiti ad hoc. Molto trascurato al momento il Cloud, per il quale sono rarissime le iniziative specifiche. Molto scarsa inoltre la presenza ICT nei corsi di studio non propriamente di elezione: nessuna formazione ICT in circa metà dei 4362 corsi di laurea di tutte le tipologie (solo l’area matematica e fisica dedica dei crediti formativi in area ICT).

Fondamentale la formazione continua, il reskilling dei lavoratori attraverso percorsi di formazione con focus sulle skills più richieste nelle aree ICT, coinvolgendo anche i ruoli apicali delle organizzazioni.

Proposte di intervento

Quali le proposte di intervento per favorire una nuova cultura digitale e preparare a nuove competenze e qualificazioni?

Alla luce del quadro emerso dall’indagine condotto, l’Osservatorio propone due ambiti di azione:

  1. Orizzontale: per tutte le professioni, attraverso la promozione di una cultura più digitale nelle professioni non ICT (in ambito e-leadership e chance management) con interventi a livello formativo o nuove metriche di valutazione delle performance degli atenei.
  2. Verticale: per aumentare la pipeline di laureati e specialisti ICT, agendo sulle leve dell’offerta con azioni per aumentare gli studenti nelle facoltà ICT, allineare percorsi di studio, incoraggiare l’imprenditorialità digitale, più incentivi per l’upskilling, nuovi canali di selezione digitali, più network collaborativi di filiera.

L’obiettivo di ridurre il gap di competenze e raggiungibile perché e’ volontà di tutti, delle imprese e dei lavoratori, del governo e della P.A. La volontà di progredire in modo rapido, in grado di generare un forte impatto sulla competitività e sul mondo del lavoro.