Qualche tempo l’ex Ministro del Lavoro Poletti relativamente all’occupazione giovanile ha fatto delle affermazioni che hanno suscitato alcune polemiche. In particolare ha detto, riferendosi ai giovani, che “per trovare lavoro e’ meglio giocare a calcetto che mandare il curriculum”.

Nellera di grandi cambiamenti tecnologici in cui ci troviamo, in cui le macchine stanno prendendo il posto di molti lavoratori, la formazione dovrebbe essere al centro dell’agenda politica di un Ministro del Lavoro, in un’ottica di governo “trasversale”, in cui Istruzione e Lavoro collaborano fianco a fianco nella ricerca e nell’elaborazione di misure volte a favorire nuova occupazione.

L’affermazione dell’ex Ministro del Lavoro e’ risultato infelice, perché sposta l’attenzione dalla formazione, dalle competenze e dall’esperienza professionale, alle conoscenze da bar, da campo di calcetto, da amici degli amici.

Proviamo pero’ ad alzare lo sguardo dal “calcetto” e porre la questione sul tema del networking, su quella rete di relazioni che stanno alla base della crescita professionale e personale. Si parla molto oggi di networking, e recenti ricerche hanno evidenziato come l’85% dei lavori si trovino proprio grazie alla rete di relazioni che ogni individuo e’ capace di costruirsi e mantenere, durante tutto l’arco della propria vita.

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Da questo grafico emerge che in ogni categoria di inoccupati, occupati e passivi nella ricerca di lavoro, occupati attivi, disoccupati/sottoccupati attivi, il networking e’ lo strumento più efficace per la ricerca/cambio di lavoro, arrivando a toccare il 62% per quelle persone che sono occupate che non cercano attivamente una nuova occupazione. 

Il divario che emerge quando si parla di “relazioni” in un contesto internazionale rispetto ad uno italiano, e’ che spesso in Italia si confonde questo termine con la raccomandazione.

Il nostro retaggio di sistema clientelare, in cui i favoritismi a parenti e amici non supportati da un contesto meritocratico, crea spesso una confusione concettuale tra “rete di relazioni” o networking e favore/raccomandazione.

La differenza sostanziale tra questi due “blocchi logici” sta proprio nella meritocrazia. Con il networking la rete di relazioni si fonda sul merito e sulle capacita’ acquisite nella professione, nelle competenze acquisite in programmi di formazione o in esperienze qualificanti. E’ un sistema che si fonda anche sul capitale reputazionale di ognuno di noi. Un contatto ad una persona senza meriti o competenze pregiudica la reputazione della fonte di quel contatto.

L’ex Ministro e’ vittima egli stesso di un sistema vecchio, incentrato sul favoritismo piuttosto che sul networking, o e’ stata solo un’uscita infelice, mal espressa?

Il curriculum vitae e’ ancora importante e le competenze professionali sono alla base di ogni carriera; il networking professionale costituisce un livello avanzato e imprescindibile per muoversi nel mercato del lavoro.