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A chi non e’ mai capitato di incontrare una persona egocentrica, al lavoro, tra gli amici o in famiglia. Sono quelle persone che tendono a parlare incessantemente di se’, dei propri successi o dei propri problemi, catalizzando l’attenzione di chi li sta ascoltando e lasciando poco spazio agli altri di portare le loro opinioni nella discussione. Sono quelle persone che agli eventi di networking ti raccontano della loro ultima promozione, dei premi e riconoscimenti ricevuti da qualche cliente o concorso, delle influenti conoscenze e rapporti privilegiati con persone note dello spettacolo, del business, della politica.

Fanno di tutto per attirare l’attenzione, in genere sono poco interessati all’altro, sono takers piuttosto che givers, soprattutto della pazienza altrui.

Credo di non esagerare nel definire gli egocentrici i fenomeni del momento.

Capiamoci, siamo tutti un po’ egocentrici e narcisisti e i social media rappresentano senza dubbio il palcoscenico ideale sul quale metterci in mostra: attraverso fotografie e selfie, aggiornamenti di stato, commenti e condivisioni è possibile infatti dare di sé l’immagine perfetta e superiore e trovare una compensazione alle sconfitte e alle umiliazioni di tutti i giorni.

Tuttavia gli egocentrici/narcisisti “patologici” si annidano un po’ ovunque, anche tra coloro che non fanno un uso smodato dei social. Sono quelli che prediligono fare il loro show off line, alle cene, agli eventi, alle macchinette del caffe’ ecc.

Hanno attirato la mia attenzione, ed e’ per questo che ho deciso di scrivere questo post, due annunci di lavoro in cui tra i desiderata dell’azienda c’e’ un “basso profilo” o, come indicato nell’annuncio, “low ego”.  Il primo, dopo un lungo elenco di qualifiche e competenze richieste, dice:

  • High ambition with low ego

L’altro annuncio di lavoro, in italiano in questo caso, dice:

Alcuni buoni motivi per lavorare in questa azienda:

  1. Assumiamo la persona giusta al posto giusto
  2. Niente egocentrismi:
    non siamo per i titoli altisonanti, gli uffici lussuosi o i jet privati e chiediamo ai collaboratori di lasciare a casa il proprio ego. Perché in questo modo si lavora con spirito di squadra, divertendosi e apprezzando ciò che si fa.

Nella retorica degli anni passati in cui la self-confidence a tutti i costi era il must per distinguersi, siamo passati ad una logica completamente diversa, centrata sulle competenze soft della collaborazione, dell’ascolto, della squadra, del lavorare sodo lontano dai riflettori, della learnability (definita da wikipedia come “il desiderio e la capacità di crescere rapidamente e di adattare il proprio set di abilità”).

Recenti studi molto autorevoli hanno dimostrato che individui eccessivamente sicuri di se’, con un ego sproporzionato e sbilanciato possono addirittura diventare “tossici” e pesare economicamente sui conti delle aziende. (Ne avevo scritto qui).

Nell’era della condivisione e della collaborazione, dei social media e del gran rumore che ci avvolge quotidianamente, nell’era in cui i self-confident hanno dimostrato i tanti limiti del loro approccio, si fanno strada altre caratteristiche importanti per restare rilevanti nel proprio ambito professionale e personale. In un mondo sempre più piccolo in cui la velocità del cambiamento che riguarda tutto, dal lavoro, alla vita personale di ognuno di noi, caratteristiche come il sapersi reinventare, mettersi in discussione e aprirsi a nuove sfide sono di gran lunga più importanti dell’autoreferenzialita’ e testimoniano anche l’ambizione delle persone. Chi e’ ambizioso e desideroso di crescere sempre, non può certo centrare tutta la propria attenzione su se stesso e sul proprio narcisismo, ma deve saper guardare ciò che lo circonda con occhio critico. La discriminante, quindi, credo stia proprio tra chi ha lo sguardo sempre rivolto su se stesso e chi invece verso il mondo esterno. La difficoltà, la frustrazione e il senso di inadeguatezza che spesso derivano dallo stare al passo con il cambiamento nello stile di vita e di lavoro credo siano le cause di quello specchio deformato che riflette l’immagine del nostro ego.