Tel Aviv, città di guerra e startup
C’è una notizia che circolava nei social media nel 2014, che catalizzò la mia attenzione: la “Startup Tel Aviv Bootcamp – Contest for Startups“, una competizione internazionale per portare le migliori startup innovative in Israele, il maggior ecosistema imprenditoriale al mondo dopo la Silicon Valley.
Il tempismo con la guerra in corso fu sorprendente, ma ancor più stridenti erano i tweet degli startupper “vincitori” di questa settimana nella capitale dell’imprenditoria high-tech, a contatto con i maggiori business angels, venture capitalists e investitori del mondo, oltre che con i giganti tecnologici quali Google, IBM, Microsoft, Cisco e altri nomi di questo calibro.
Startupper felici di fare le valigie e partire per Tel Aviv, cuore di una delle guerre più cruente e assurde di tutti i tempi (ammesso che ci siano guerre non assurde…).
Sembrava che questo conflitto non esistesse, che le immagini che ci passavano ogni giorno, le notizie, appartenessere ad un’altra dimensione, a un reality show che si stava svolgendo in qualche città della fiction.
Così ho approfondito, per capire le fondamenta della Startup Nation.
Non e’ un segreto che la macchina bellica israeliana sia una delle più potenti al mondo. La leva in Israele e’ obbligatoria ed e’ molto più di un addestramento militare. Scuola di responsabilità e di tecnologia, per chi ha accesso ai reparti di intelligence dove ci si addestra su strumenti all’avanguardia. Molti giovani chiedono di essere ammessi alla IDF Computer Training Academy, la Mamram. E’ una vera e propria scuola per startups, dove si insegnano programmazione e project management. I migliori ragazzi vengono poi assunti dalla divisione della Difesa in sicurezza informatica (cybersecurity division).
In termini economici, Israele dedica circa il 4,4% del suo Pil a ricerca e sviluppo (escluse le spese belliche), il massimo tra i Paesi dell’Ocse. Università di eccellenza, come il Technion di Haifa, hanno centri per il trasferimento tecnologico incaricati di accompagnare le ricerche di laboratorio verso l’industrializzazione. Mentre il ministero dell’Economia spende ogni anno per l’innovazione 450 milioni di dollari.
Credo di poter affermare che l’associazione “industria bellica” e “ecosistema delle startup” non sia troppo avventato con questi dati (reperibili per lo più su questo articolo del MIT Technology Review).
Che dire ai giovani startupper in partenza per Tel Aviv: preparatevi, assorbite come delle spugne da tutti gli imprenditori e investitori che conoscerete, ma non abbandonate mai il vostro spirito critico, perché è quello che mantiene i vostri occhi e il vostro cervello vigili sul mondo circostante. Quale qualità migliore per un imprenditore del ventunesimo secolo?